- CAPITOLO
QUINTO-
Lo sguardo di Terry sul mondo
di Carlo Santulli
La solitudine è una condizione consueta
per un druido, eppure col passare dei giorni
Terry cominciò a pensare che il suo apprendista
gli mancasse. Gli mancava la spavalderia delle
sue azioni, come anche quasi si dispiaceva di
esser stato duro con lui. In fondo sono i giovani
come Varior che portano a termine le missioni
da cui dipendeva la sopravvivenza del mondo
come Terry lo conosceva. E Terry non voleva
scoraggiare un ragazzo che per amore della Dea
si sobbarcava dei compiti che non sapeva bene
se sarebbe riuscito a portare a termine. Nella
sua mente lo vedeva in cammino verso la Grande
Nave che doveva nascondere il segreto dei Reietti,
e non poté impedirsi, malgrado la maggioranza
dei druidi nel Sommo Collegio lo avesse sconsigliato
di farlo, di seguirne le gesta attentamente
col pensiero, pensiero che inevitabilmente si
trasformò in potere mentale, poi impercettibilmente
in forza magica.
Bene così si disse Terry:
non aveva messo in opera nessun incantesimo,
e quindi non aveva trasgredito alle disposizioni
druidiche, ma non aveva impedito che quel che
era in potenza si facesse atto di desiderio,
e quindi poteva aiutare Varior, pur restando
seduto allombra della quercia, che chiudeva
la radura tra le sue fronde rigogliose, mentre
sulla spiaggia su cui la Nave Nera stendeva
la sua ombra era scesa la notte, una notte senza
stelle, anche se il cielo sembrava sereno.
Proprio così: Varior è
diventato prudente, assennato rifletteva
Pique. Era quel tipo di assennatezza che non
le suggeriva niente di buono. Da essere un apprendista
che faceva un uso scriteriato, quasi impudico,
della magia, si era ridotto a contare i passi
ad uno ad uno. Ed ora dormiva, alla vigilia
della missione più difficile, forse dellultima,
se avesse fallito. Non si può odiare
chi dorme, le aveva detto qualcuno, ma Pique,
in quel caso particolare, arrivava ad una rabbia
contro Varior che era quasi odio. Si contenne
a fatica, pensando che quellaspirante
Druido, con tutte le sue incertezze e le sue
imperdonabili ingenuità le sarebbe servito,
per allora. Lo guardò: in fondo era rimasto
poco più che un bambino, non bisognava
farci troppo affidamento.
Lincantesimo dellelfo nero non spaventava
Pique: laria poteva diventare irrespirabile,
ed altri petali potevano essere sparsi a far
ombra a qualche corpo senza vita, ma alla fine
qualcuno sarebbe entrato nella Grande Nave a
qualunque costo, e ne avrebbe carpito il segreto.
Sperava che fossero loro stessi, ma credeva
abbastanza al destino da sapere che chiunque
fosse stato, non aveva importanza. La storia
trascende le vicende personali e le meschine
ubbie di ciascuno.
Sulla spiaggia, le gobbe, forse dune, forse
dorsi di qualche creatura terracquea, si velarono
rapidamente di una nebbia che infittì
rapidamente e si sparse, macchiando laria
di un crepuscolo verdastro, che poco a poco
si confuse con il riverbero delle onde marine.
Pique cercò di fare resistenza alla stanchezza
del lungo cammino, con la stessa rabbia che
laveva invasa poco prima, ma infine anche
il suo piccolo corpo si abbandonò al
sonno, che la cercava come una preda. Nel rifugio
che avevano trovato tra le rocce si infiltrò
la stessa nebbia densa e lattiginosa che aveva
coperto la spiaggia. Era uno di quei sonni da
cui ci si risveglia diversi, ma Pique non ne
aveva avuto coscienza. La spada di suo padre
giaceva abbandonata, anche le iscrizioni parevano
svanite in quella stessa nebbia.
Xoanon ed Onigo sembravano quasi spaventati
dallaccaduto, anche se avrebbero dovuto
gioire della momentanea resa dei quei giovani
avventurosi. Non cera tempo per esultare,
anzi forse non cera nulla da esultare:
quella nebbia era chiaramente un incantesimo,
ma significava che avevano spinto le cose troppo
al di là di quel che volevano. Non era
possibile che la xenite tornasse allo stato
gassoso, dopo le pratiche alchemiche dei druidi,
se non per opera di un druido stesso. Un sale
clatrato non può essere sublimato alla
fredda aria della Contea se non per intervento
di un Druido esperto. La xenite non era solo
rinchiusa nella Grande Muraglia, anche quelle
dune ne erano piene: il giacimento non era che
un diversivo, che Xoanon aveva concepito. Forse,
era possibile che il Collegio dei Druidi sapesse:
ed era anche possibile che quelle due creature
fossero separatamente lì per quel motivo.
Il vecchio Druido poteva averli spinti allazione,
fingendosi incerto sulla loro destinazione,
soltanto per far pensare che credeva ancora
che esistesse un unico giacimento di xenite,
e ben celato nel fianco impenetrabile di una
montagna. La realtà era diversa, e Xoanon
lo sapeva.
Ora quella nebbia proteggeva i due corpi addormentati
dallatmosfera venefica invece di ucciderli,
come fu chiaro quando si vide il torace di Varior
muoversi placidamente, ma con ritmo costante
e sicuro, nel sonno. E nella nebbia, Tzimar
non li avrebbe trovati. Il luogotenente era
adatto a prove semplici, che comportavano luso
della spada o del pugnale, ma non aveva mai
dato prova di finezza né tanto meno di
intelligenza più che comune. Ora che
i mucchi di xenite abbandonati nella sabbia
stavano creando una cappa, quasi un rifugio,
era chiaro che non avrebbero mai potuto impadronirsene.
Dunque il vecchio Druido sapeva che anche quella
era xenite, e la stava usando per i suoi scopi.
Non finirà così disse
Xoanon, come a sé stesso, ma con una
voce insolitamente alta e quasi stridula.
Certo che non finirà così
ripeté meccanicamente Onigo Si
sveglieranno, e ci sarà da combattere,
da dare il meglio
Xoanon ebbe una smorfia, quasi un sorriso, tranquillizzato:
era meglio che lelfo nero non capisse,
per ora, che il Druido era intervenuto. Voleva
lasciarlo nella sua illusione che latmosfera
venefica avesse ragione di Varior e Pique. Quando
si sarebbe accorto che quellatmosfera
li proteggeva e che dunque avrebbero potuto
dormire ancora per molto, sarebbe stato troppo
tardi. Xoanon sapeva più di tutti sulla
xenite, aveva letto nei Libri Beati, ed era
sicuro degli infiniti effetti possibili, ma
lelfo, vedendo che latmosfera venefica
nulla poteva contro la potenza druidica, si
sarebbe abbandonato allo sconforto, forse ad
un pianto infantile e sconsolato: ed era quello
che voleva. Voleva essere il solo a trionfare,
quando Tzimar avesse fatto il suo dovere. La
situazione era difficile, in quel momento, ma
doveva fingere tranquillità ed indifferenza.
Anche gli incapaci come Tzimar possono servire,
ma il vero successo sarebbe venuto quando la
xenite avrebbe manifestato la sua potenza inesauribile.
I sali clatrati rendono uninfinità
di servizi: la xenite può consentire
di passare attraverso le mura di pietra più
spesse senza danno né spaventi, di solcare
boschi animati e valli di spiriti senza farsene
accorgere. Se ne sarebbe servito anche per stanare
i trolls ed impietrirli alla luce del sole,
semplicemente per non riascoltare più
leco della loro stolida risata infiltrarsi
nel fitto dellabetaia che solcava le Montagne
Striate. Allora, uccidere il druido Terry gli
sarebbe stato possibile, e semplice come respirare,
non avrebbe avuto bisogno dellaiuto degli
elfi neri, ce lavrebbe fatta da sé:
invisibile a piacimento, avrebbe potuto diventare
denso o opaco, trasparente o gassoso. Avrebbe
potuto anche concentrare la luce nelle facce
del cristallo, con possibilità di odio
e di vittoria ancora tutte da esplorare. Xoanon
si cullava nella certezza di essere lunico
al corrente di tutto questo, che prima o poi
avrebbe potuto realizzare, balzando nellimmortalità.
Certo, si trattava di immergere i cristalli
di xenite nel primo mosto dell'estate e compiere
una complessa teoria di incantesimi, che a tutti
sfuggivano, ma del cui segreto Xoanon era riuscito
ad impadronirsi con un'azione tanto fortunosa
quanto audace, qualcosa che l'aveva poi fatto
ritirare dai fastidi di una vita attiva. Si
sentiva vecchio ormai, e anche se sapeva precisamente
cosa fare dei cristalli di xenite, non avrebbe
potuto né si sarebbe avventurato in una
spedizione faticosa e probabilmente pericolosa
semplicemente per farla sua: per quello esistono
i luogotenenti, anche se di limitata intelligenza
e capacità come Tzimar. Una volta in
possesso della xenite, la battaglia di Xoanon
sarebbe ripresa con rinnovato vigore, e sarebbe
stata una battaglia senza quartiere, dove la
retroguardia si sarebbe confusa con la prima
linea: sarebbe stata una lotta solitaria, mossa
soltanto da un odio inestinguibile. Una lotta
che non sarebbe mai finita, perché, pensava
Xoanon, chi è in possesso della xenite
non può più morire. Avrebbe vegliato
sulla Contea come un rapace su un vallone solitario.
Era questione di tempo: quei due illusi, da
come il sonno li aveva sorpresi, non avrebbero
dovuto rappresentare un fastidio eccessivo.
Erano gli stessi pensieri che Pique nutriva
nel sonno, forse ispirati da suo padre: la conquista
della Grande Nave era vicina, a Varior sarebbe
bastato non impedirlo.
Mentre Xoanon ed Onigo passavano dalla speranza
allo sconforto, ebbero un sussulto nel vedere
che la Grande Nave, incagliata da due secoli
nella Baia Incantata, stava lentamente disancorandosi.
Tzimar ha mosso il timone commentò
Onigo con voce atona.
Quel bestione replicò Xoanon
Se pensa di travolgere due piccole anime
addormentate col peso di una triremi probabilmente
marcia fino al midollo, come al solito ha concepito
un piano approssimativo, se di piano si può
parlare
Varior piccolo non lo è più,
inesperto forse. Pique però, benché
indubbiamente piccola...
Xoanon non poté impedirsi di sorridere.
So che ti piace disse lentamente
Onigo.
Non sono nato per queste cose, non posso
dire di comprendere il sentimento; certo la
ragazzina ha delle qualità, che è
giunto il momento di verificare...
Frattanto la Grande Nave avanzava di pochi pollici,
a scossoni, come se Tzimar avesse perso ogni
nozione di controllo del timone, fendendo la
spiaggia a momenti come se fosse stata olio,
altri momenti tremando ed ondeggiando nello
schermo, come se le sue strutture cigolanti
stessero per cedere e sfarinarsi nella rena.
Ma ogni momento sembrava più vicina ai
due corpi.
Forse Tzimar pensa di impadronirsi delle
dune di xenite, servendosi della Grande Nave
per trasportarle commentò Onigo.
Bestione! La xenite non è solo
intrasportabile, ma qualunque contatto da parte
di unanima indegna la vaporizzerebbe nel
modo sbagliato, e le sue proprietà sarebbero
perdute per sempre
Nella Nave non ci devessere soltanto
Tzimar ripeté Onigo, con una voce
sempre più priva di qualunque espressione.
Certo non ci sono creature granché
intelligenti commentò Xoanon Questa
tattica approssimativa di usare la nave come
unariete non può funzionare, e
qualcuno che avesse appena un barlume di luce
negli occhi dovrebbe informare il luogotenente
Se cè, e temo che non ci
sia, sulla Grande Nave concluse Onigo.
Pique riapriva gli occhi: le era apparso nella
veglia suo padre, forse evocato dal vecchio
Druido, e nella lingua di Pantal, che aveva
usato per non tradirsi, dato che non si poteva
essere sicuri che Xoanon non capisse lantica
lingua druidica, le aveva parlato di un pericolo
avvolto nella nebbia. Venne venirle incontro
la grande prua di faggio della Grande Nave,
dove i Trolls si agitavano e si facevano scherzi
sul ponte. Tzimar era al coperto, forse non
manovrava più il timone, forse semplicemente
si godeva lo spettacolo.
Nella Nave cè un bosco fittissimo
solcato da ogni sorta di creature incantate
e perfide disse Onigo, come per ricordarselo.
Credo che comunque i Trolls stiano rischiando
troppo: presto tornerà la luce, guarda
già il cielo imbiancarsi ad oriente,
e Venere svanire poco a poco commentò
Xoanon con una voce dura.
I Trolls sono soltanto una protezione,
e la meno essenziale ai nostri scopi, lo sai:
eppure, sembra quasi che tu provi compassione:
Non scherzare, non è il momento,
Onigo
Pique cercava la spada con la mano: una forza
invisibile la stendeva sulla sabbia senza possibilità
di scampo. Varior dormiva ancora come un bambino:
non cera da fare nessun affidamento su
di lui. Intanto la nave si avvicinava, e vista
dal basso sembrava quasi balzare sulla sabbia.
Quando ebbe sentito sotto le dita le incisioni
runiche dellelsa, Pique si sentì
animare da un nuovo coraggio, e si alzò
in piedi. Lurto della Nave sulle rocce
avrebbe potuto produrre un effetto imprevedibile,
forse cancellare definitivamente il loro mondo.
Perché quelle rocce non potevano che
essere incantate. E forse la Nave era il vero
strumento per sfondare la muraglia, tutti quegli
accampamenti sorti nelle ultime ere nella valle
non erano che specchietti per le allodole.
Non passò molto che Pique, ertasi a difesa
della sua piccola anima, brandisse la spada
con una forza che non sapeva di avere, e fendesse
il fianco della nave. Ma il legno non cedette,
o forse si ricompose al tocco della lama: Pique
non si perse danimo, mentre i Trolls la
beffeggiavano dallalto. Alzò la
spada verso lalto, ed invocò la
Dea, ed il ritorno del sole.
Lalba prese a fiammeggiare improvvisa
intorno alle residue stelle di oriente, ed i
Trolls si diedero ad una danza disperata, ma
sempre più lenta ed inutile, finché
non sparirono nelle profondità della
Nave Nera, che con un ultimo sussulto si fermò,
mentre schegge di faggio si spegnevano come
bagliori sulla superficie della sabbia. Pique,
esausta, cadde in ginocchio.
Temevo che sarebbe accaduto disse
Onigo senza scomporsi.
Tzimar ha fatto quel che ha potuto, nella
limitatezza dei suoi poteri e della sua mente
replicò il Negromante Ma non è
finita
Il tocco della spada, che Pique aveva fatto
cadere, una volta terminato lo svolgersi dellincantesimo,
aveva inciso un lungo solco in una delle dune
di roccia. Per lunghi, profondi istanti non
accadde nulla: Xoanon attendeva con una smorfia
velenosa, senza rivelare nulla del suo stato
danimo ad Onigo.
Non gli era chiaro che cosa dovesse accadere,
né quando, ma aveva pazienza: voleva
trionfare allultimo, e trionfare senza
possibilità di rivincita. Non era la
piccola e perfida vittoria di un orco, era il
dominio sul mondo druidico il suo obiettivo,
e lo avrebbe raggiunto, una volta che nessuno
avesse più potuto metter le mani sulla
xenite, né su quella sepolta nella montagna
né sullaltra, quella che restava
sconosciuta sulla spiaggia, trasportata dagli
orchi nelle loro insensate, ma tanto utili scorribande
dellEpoca Gloriosa. Xenite che loro stessi
credevano inutile, un capriccio del Negromante,
nulla più.
Dalla fenditura nella roccia uscirono dionee
sempre più alte, che si avvilupparono
insieme con cespugli di ortica ed inestricabili
rovi intorno a Pique, ed a Varior forse ancora
addormentato in un sonno incosciente. La ragazza
afferrò la spada e cercò come
dieci uomini di tagliare e spezzare lincantesimo,
ma si trovava sempre più avvolta, mentre
anche dalle altre rocce migliaia di piante spinose
di ogni specie si sviluppavano a vista docchio,
mentre dagli oblò e da tutte le fessure
della Nave Nera i rami di un bosco fatato si
stendevano a coprire le dune stesse e la sua
vegetazione magica con un intrico ancora più
spesso. Pique, accerchiata e vinta, si gettò
in mare, mentre Varior era perso nel folto della
boscaglia: Pique ne cominciò a sentire
le grida levarsi disperate, ma non poteva aiutarlo.
Cercò di restare a galla, e sparì
in un anfratto di roccia, forse lunico
rifugio sicuro nella Baia Incantata. Dovette
ricorrere a tutti i suoi poteri per restare
viva e cosciente. Certo, il sonno di Varior
le era costato caro.
Solo altra xenite potrebbe neutralizzarne
leffetto. Stavolta il vecchio Druido non
ha potuto nulla. Ora puoi spargere i tuoi veleni,
elfo. E ci divertiremo finalmente ghignò
il Negromante.
Allombra della sua quercia Terry sentì
che qualcosa era accaduto, su cui non aveva
potere né controllo, e decise di convocare
il Sommo Collegio.
Carlo Santulli
(...continua....)
NOTE per i continuatori:
1.Cosa fa Xoanon con la xenite?
2.Come decide di agire il Sommo Collegio?
3.Qual è il ruolo dei Trolls in tutto
ciò?
4.Si salveranno Pique e Varior?
>>CAPITOLO
QUARTO<<
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