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Anno
2008-
Tespi Editore
Prezzo €
10-
192pp.
(collana Narrativa) ISBN
Una recensione
diAnnamaria Trevale
VOTA QUESTO TESTO
Votanti:
379 Media
79.92%
Il titolo lapidario di questo romanzo ci introduce senza troppi giri di parole in quello che è il filo conduttore principale delle vicende narrate, e che ne determina molto spesso lo svolgimento. Fin dalle prime righe il lettore viene introdotto in una situazione a posteriori: il protagonista, Piero Scacchi, si trova nel carcere dove deve scontare una condanna a vent’anni per omicidio, e decide di rivolgersi allo psicologo di sostegno per soddisfare un impellente bisogno di raccontare a qualcuno il susseguirsi di eventi che ha stravolto totalmente la sua esistenza e lo ha portato a trascorrere le giornate in cella. Dalle sue parole veniamo introdotti in una Torino vista come città grigia e depressa, in un ambiente di trentenni che si dibattono fra lavori precari, tentativi malriusciti di emanciparsi dalle famiglie d’origine, conflitti generazionali irrisolti e mancanza di prospettive economiche incoraggianti per chi vorrebbe osare qualche progetto minimamente ambizioso per il futuro. Piero e Kym sembrano, almeno in apparenza, una coppia ormai ben collaudata, dal momento che hanno deciso di sposarsi dopo alcuni anni di convivenza, ma è proprio alla vigilia delle nozze che nella mente di lui iniziano ad insinuarsi i primi dubbi e sospetti riguardo alla solidità del rapporto, che il comportamento ambiguo di un amico comune ed ex corteggiatore di lei non contribuisce certo a dissipare…. Essendoci raccontata in flashback, la storia potrebbe apparentemente mancare di quelle caratteristiche di suspence indispensabili per coinvolgerci, dal momento che fin dal principio sappiamo che un crimine è stato commesso e che il colpevole è stato condannato, tuttavia il lettore si ritrova ugualmente catturato dalla lunga narrazione/confessione del protagonista, il cui scopo principale non è tanto quello di descriverci un delitto, perché non siamo nell’ambito di un classico romanzo giallo, ma piuttosto di condurci in un’atmosfera più cupa, tipica del genere noir, per indagare sulle complesse origini di un sentimento come l’odio e del suo insediarsi nella mente di alcuni esseri umani fino a diventare l’unico propulsore dei loro comportamenti. Piero, che per alleviare le lunghe ore di ozio in cella ha scoperto una presunta vocazione letteraria e ha iniziato a scrivere racconti, li sottopone allo psicologo per averne un giudizio, il che costituisce un elemento curioso e intrigante del libro, anche se a volte i frequenti passaggi dalla vicenda primaria a queste storie, che diventano ulteriori variazioni sul tema dell’odio, possono suscitare qualche incertezza nel lettore, il quale a volte rischia di smarrirsi fra trame e personaggi differenti, così come tra i cambi di narratore (che a volte usa la prima persona e a volte cerca il distacco passando alla terza) e gli inevitabili stacchi temporali di un racconto retrospettivo: in definitiva, un libro che richiede una lettura attenta e partecipe, da parte di persone che non si distraggano facilmente.
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