Clara Sereni è una donna che ha vissuto il sessantotto, una donna che è stata figlia, compagna, moglie e madre, poi è diventata una donna di mezza età con tante nostalgie.
Per chi avesse letto Casalinghitudine, romanzo autobiografico infarcito di deliziose ricette a contrasto, la conoscenza su e di Clara Sereni si considera ben risolta.
Il romanzo “Il lupo mercante” sembra essere un'appendice inutile e sbilenca, ridondanti i racconti, piccoli e tutti uguali, furbamente suddivisi nelle ere biologiche della donna.
Si suppone che la Sereni volesse raccontare le donne della sua generazione utilizzando tanti nomi di donne quanti sono quei microscopici racconti , senza rendersi conto che la storia di una è stata già raccontata in quella precedente e viceversa. Si arriva al punto in cui già si prevede le movenze della donna in questione e cosa farà, da timida ragazzina inizierà infatti a frequentare le manifestazioni, incurante dei genitori borghesi che la aspettano a casa e poi incontrerà il bel tenebroso e via baci e poi sesso. Fine del racconto. Come se, dopo l'incontro con l'uomo, non ci fosse più niente da raccontare. Solito, prevedibile copione, ci si potrebbe chiedere perché scrivere racconti palesemente uguali, se l'unica donna da descrivere era la Sereni, ben riconoscibile in ogni sfaccettatura.
Vien da chiedersi il perché affannarsi nel dividere queste storie in mega tasselli e generare piccoli parti tutte uguali se il fine ultimo di tutto era un ulteriore autobiografia dell' autrice stessa.
Sia chiaro, lo stile della Sereni è piacevole, asciutto, delicato, per certi versi una prosa inconfondibile, sofisticata, già incontrata in “Casalinghitudine” in cui ci aveva deliziato con i sapienti contrasti tra leggerezza del cibo e durezza della storia.
Ma il lettore che si appresta a conoscere le tante donne di questo romanzo si sente preso un po' in giro. E si ha l'impressione di andare a vedere un film che dura un'ora quando in realtà viene proiettata una stessa scena di cinque minuti ripetuta per tutta la durata del film.
Possibile che la Sereni, che ha “fatto” il sessantotto, abbia una visione così sbiadita delle donne di quel tempo da dover ricalcare nelle pagine del “lupo mercante” solo ed esclusivamente la brutta copia di sé stessa?
E poi ci si chiede, è possibile che in un libro che dovrebbe raccontare la storia delle femmine sessantottine e i loro primi tentativi di autonomia, individualità e liberazione ancor prima che sessuale, sessista, debbano trovare la loro consacrazione, il fine ultimo della loro realizzazione esistenziale nell'incontro con l'uomo ?
Tutte seguono lo stesso stilema, il suo, neanche poi così originale e così, a questo punto, è come leggere un ritaglio di giornale vecchio di un'epoca in cui non si è vissuti e provare ad immaginare una storia, partendo da poche righe sbiadite. E scriverne un'altra e un'altra ancora, senza immaginazione, ricordo o empatia. E così eccole, tutte uguali, irreali nel loro essere ciascuna la maldestra copia di chi l'ha preceduta.
Ripetitivo e limitato. La brutta copia di Casalinghitudine.