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L'eleganza del riccio
di Muriel Barbery
Pubblicato su SITO
Anno
2007 -
E/O
Prezzo €
18,00 -
321 pp.
ISBN
9788876417962
Una recensione
di
Lucia Sedda
VOTA QUESTO TESTO
Votanti:
9190 Media
78.84 %
Esistono tre buone ragioni affinchè un lettore medio si avvicini alle pagine di questo testo. Il primo motivo riguarda la popolarità che la scrittrice si è guadagnata con questo suo secondo romanzo, uno tra i più venduti in Italia nell'anno appena passato, e caso letterario del 2007 in Francia. Il secondo riguarda il titolo, elegante per l'appunto, e ben studiato. (...) Madame Michèle ha l'eleganza del riccio, fuori è protetta da aculei ma dentro è semplice e raffinata come i ricci, animaletti finemente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti (...) La terza ragione infine risiede nella storia. Finalmente qualcosa di interessante, il racconto di un'amicizia tra una dodicenne borghese e la sua portinaia, entrambe in incognito nel mondo classista e materialista che le circonda , destinate a scoprire le reciproche sensibilità al cospetto dell'ignoranza e dell'incoerenza borghese .E questo punto non è certo di poca importanza se si considera l'incredibile poliferazione, negli ultimi anni, di romanzi infarciti di insulsa violenza e pseudo scabrosità Finalmente qualcosa di raffinato, questa doveva essere l'intenzione dell'autrice, e infatti di questo romanzo questo è ciò che rimane, la buona intenzione. Esistono infatti, altrettante buone ragioni affinchè un lettore medio avvicinatosi alle pagine di questo testo lo reputi semplicemente mediocre. Innanzitutto la costruzione dei personaggi. La portinaia e la bambina dovevano essere due entità completamente differenti, seppur simili, e l'autrice (o chi per lei in fase di editing), per rendere questo contrasto, alterna il punto di vista dell'una a quello dell'altra cambiando il carattere di testo della scrittura. Ciò non basta. I personaggi sono talmente simili che il gioco spesso si perde completamente. Secondo. La verosimiglianza. Le due protagoniste sono esagerate al punto tale che soprattutto nella prima metà del libro rischiano di risultare odiose più che eroiche. E poi la portinaia che fa sfoggio di saperi addirittura accademici e che snocciola pareri su cinema, filosofia e arte con disinvoltura da intenditrice magniloquente è talmente poco credibile da risultare irritante. Così come lo è ancora di più il fatto che sbagli la grammatica in presenza dei condòmini per nascondere la sua vera natura, o che faccia finta di guardare la televisione per rendere ancora più credibile la sua mediocrità. Davvero troppo. Terzo. La filosofia. Un eccesso inaudito in un libro di tale genere. E ancora una volta siamo tutti d'accordo sul fatto che le due protagoniste siano fuori dalla norma, ma è possibile che ad ogni loro pensiero si accompagni una riflessione filosofica? L'autrice, guarda caso docente di flosofia, infarcisce i personaggi di chicche accademiche deviando l'attenzione dal nocciolo vero e proprio della storia e appesantendo con un eccesso di nozionismo un romanzo che doveva essere la storia di un'amicizia aldilà delle classi sociali. Il romanzo pertanto ne risulta goffo, i personaggi mal costruiti e lo scopo narrativo raggiunto solo in parte. Il clima è stemperato dall'arrivo di Monsieur Ozu in poi, in cui finalmente l'autrice riesce a mettere da parte il suo nozionismo per dedicarsi finalmente al personaggio in quanto tale e non al personaggio in quanto veicolo di pensieri che probabilmente appartengono esclusivamente a lei. Non è certo scritto male e sicuramente non contiene dei messaggi negativi, a tratti fa sorridere, a tratti immalinconisce, a tratti annoia e a tratti irrita; da un best seller ci si aspettava senz'altro qualcosa di meglio.
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