Per questo romanzo King si è gettato in un thriller insolito per la sua penna. Si vociferava che il prossimo libro sarebbe stato un giallo e, dai commenti della critica, si direbbe che è stato apprezzato.
Personalmente ho sofferto la mancanza della solita lettera al lettore alla quale King ci ha abituati, dove svela i retroscena e parla coi suoi fedeli lettori quasi ci conoscesse uno per uno! Invece, troviamo solo in fondo al libro una nota dell’autore dove spiega che un particolare messo nel romanzo, in realtà non esiste.
La scrittura è sempre quella abile e leggera di King, anche se si nota la voglia di scrivere un thriller con le basi psicologiche che richiede parlare di un mass murder, inserendole in un testo che non segua le solite basi.
Nelle prime pagine ci imbattiamo in un omicidio di massa, quando un pazzo su una mercedes rubata, si lancia sulla folla in attesa di fare un colloquio di lavoro.
Poi, facciamo la conoscenza del detective Hodges, ormai in pensione e sull’orlo della depressione. La sua vita riprende colore quando riceve una lettera da Mr. Mercedes, lo psicopatico che ha ucciso tutte quelle persone: “Caro detective Hodges, secondo le mie ricerche ha risolto centinaia di casi. Se è vero, come credo lo sia, oramai avrà immaginato che sono uno dei pochi riusciti a sfuggirle. Infatti sono l’uomo che la stampa ha deciso di chiamare: a) il Jolly, b) il Pagliaccio, c) l’assassino della mercedes, il mio preferito! Sinceramente suo, L’Assassino della Mercedes”.
Da quel momento Hodges ritorna in pista, occupandosi di una sua indagine personale atta a catturare il killer.
Il libro prende vita, così come l’ex detective in pensione. Gli ingredienti si mescolano fra loro: la passione di Hodges per la sorella di una vittima, la psicologia del killer, le indagini, le lettere che i due si scambiano. I momenti di tensione, la paura e la morte.
I personaggi piacciono e convincono, come sempre la loro personalità è ineccepibile, descritta come solo King sa fare.