Direi che qusto non è un thriller per tutti, ma solo per chi ha uno stomaco davvero forte.
Alcune scene, soprattutto dalla metà romanzo verso la fine, sono fin troppo esplicite e raccontate in tutti i loro macabri particolari.
Detto questo, resta sicuramente un romanzo che consiglio agli amanti del genere.
Anche se, all’inizio, fa un po’ fatica a decollare e, in alcuni tratti, mi è parso confuso al punto da faticare a seguire la storia; tuttavia, una volta che l’ingranaggio ha cominciato a girare, è stata davvero una piacevole sorpresa.
Protagonista è il detective Jack Caffery, un uomo che convive con un terribile traume infantile: la morte per mano di un pedofilo, del fratello. La sua vita, al di fuori del lavoro di poliziotto, è dedicata alla ricerca di prove che incastrino il suo vicino di casa.
Oltre a questo, vive con una donna che non ama e si trova per le mani cinque cadaveri di donne.
Nei corpi, cuciti, si ritrovano degli uccellini morti, da questo il nome Birdman affibbiato a questo serial killer che si muove nell’ambiente della droga, nel sud est di Londra.
Fa la comparsa il nostro sadico killer e di lui conosciamo la storia (non originalissima): una madre oppressiva che non ha giovato alla sua psiche.
Le indagini proseguono e si arriva a un nome, quello giusto; ma proprio nel momento in cui si è vicini alla cattura, l’assassino si suicida.
Caso concluso? Finisce tutto così? Assolutamente no. Perché lui è solo una faccia della medaglia, Birdman è ancora vivo e in piena attività. Ecco che ci avviciniamo a lui, ala sua follia, alla sua identità. Alle torture e ai crimini narrati per filo e per segno, tanto da sentire quasi sulla nostra pelle il dolore provato dalla vittima.
Da il Sole 24 ore: “Se non siete avvezzi a sopportare lunghi brividi nella schiena, Birdman non fa certo per voi”.
Come troviamo scritto in copertina: per certi assassini uccidere è soltanto l’inizio.