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Il segno di Joao
di Enrico Pennino
Pubblicato su SITO
Anno
2006-
SCRITTURE E SCRITTURE
Prezzo €
8-
80pp.
Collana I minuti ISBN
8889682108
Una recensione
diMarco R. Capelli
VOTA QUESTO TESTO
Votanti:
308 Media
78.28%
Questo romanzo breve, o diario, o libro di viaggio, di Enrico Pennino mi ha proprio irritato.
Lo ammetto.
E questo, se vogliamo, è già un risultato. Voglio dire, far arrabbiare il lettore significa fargli provare un'emozione e provocare emozioni tramite la parola scritta è il lavoro dello scrittore.
Soltanto, non ho ben capito se Pennino produca questo effetto intenzionalmente o se, piuttosto, la mia irritazione derivi, indirettamente, dalla totale mancanza di coinvolgimento mostrata dalla voce narrante nell'esplorare un mondo - quello di Joao, appunto - fatto di degrado, povertà, indegni compromessi e violenze.
Mentre la narrazione prosegue piana, fra orgiastiche libere uscite e “scazzottate” come da copione, con un tono che oscilla tra la confidenza fra commilitoni ed una vaga celebrazione della disciplina militare, Joao compare e scompare cucendo fra loro i vari capitoli. Alternativamente, insozzando le bianche divise dei marinai o procurando loro dolci (e mercenarie) compagnie. Raramente si scorgono, sullo sfondo, una ronda di assassini prezzolati, una giovanissima prostituta o un gruppo di ragazzini intossicati dai fumi della colla. Passano, scivolano via e non lasciano traccia.
Chiariamo un punto: non mi aspettavo (né volevo leggere) manieristici sdegni né mielosi lieto fine. Ma avrei comunque ritenuto logico che il protagonista, pur senza esprimere alcun giudizio, venisse in qualche modo cambiato (o trasformato) dal contatto con l'orrore reale, quotidiano, silenzioso delle favelas e dei ninos de rua (quanto preferisco gli orrori cosmici di un Lovecraft o di un Poe! Almeno dai mostri iperuranici ci si può difendere, in qualche modo.)
Invece, nulla.
Anzi, con opportunismo tutto italico (e quasi ammirevole), il nostro bravo sottufficiale riesce perfino a trarre dall'esperienza un proprio guadagno personale ... e per nulla spirituale.
Può anche aver ragione lui (siamo uomini e marinai, si sa), ma avrei preferito qualsiasi altra cosa, incluso un finto cinismo stile Bogart, a questa pacifica e rilassata (neppure rassegnata, proprio solo “rilassata”) accettazione di un mondo indecente.
Viene da chiedersi cosa rimanga nell'animo del sottocapo nocchiere Enrico Pennino quando la portaelicotteri lascia le acque di Rio per tornare in Italia. Curiosità legittima che resta però completamente irrisolta.
Giudizio sospeso, quindi, almeno per ora, per Il segno di Joao ed il suo giovane autore.
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