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Pastorale Americana
di Philip Roth
Pubblicato su SITO
Anno
1998-
Einaudi
Prezzo €
13,00-
458pp.
ISBN
9788806174118
Una recensione di
Marina Bisogno
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Votanti:
8486
Media
79.74%
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Vincitore del premio Pulitzer nel 1997 e tradotto da Vincenzo Mantovani, Pastorale Americana è uno spaccato della società americana degli anni Sessanta, con le sue credenze, spesso false, le sue contraddizioni. gli inevitabili drammi. Le pagine del libro sono intrise di digressioni, notizie sulla politica e la società americana che contribuiscono a creare la scenografia sulla quale si muovono protagonisti e comprimari. La struttura è abbastanza complessa: Nathan Zuckerman, alter ego di Roth, è uno scrittore che ripercorre la propria giovinezza, avvertendo l’impellente necessità di raccontarla prima che svanisca tra i meandri della memoria, attraverso la vita delle persone che ne hanno fatto parte. Primo tra tutti il signor Levov, detto lo Svedese. Giovane e popolare campione di basket ai tempi del liceo, di origine ebrea e proveniente da una famiglia borghese di industriali, Levov suscita l’ammirazione di Zuckerman, che deciderà per questo di raccontarne la vita. La famiglia Levov prende vita attraverso segreti e falsi miti che la porteranno fino all'autodistruzione. Descrizioni dettagliate ed efficaci guidano il lettore fino al momento centrale del libro, quando, in occasione di un ballo per ex studenti, lo scrittore apprende della morte dello Svedese. Da quel momento l’analisi si fa profonda, critica, ironica: una vita apparentemente perfetta, desiderabile, cela in realtà drammi esistenziali inimmaginabili eppur reali, ed ancora attuali e condivisibili, al punto da rendere questo romanzo un capolavoro senza tempo. La maestria di Roth non consiste solo nella sua eccezionalità di scrittore tout court, ma ancor più nella sensibilità psicologica, che gli permette di frugare, senza reticenze, nell’animo dei suoi personaggi e allo stesso tempo dei suoi lettori. Il libro si dipana come un'antologia (o collezione) di personaggi /persone che devono continuamente confrontarsi con la propria fragilità, il proprio dolore, il proprio egoismo, fino a scoprire una forza che non ritenevano di possedere. Un romanzo con poche affermazioni e mille domande senza risposta.
Una recensione di Marina Bisogno
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