GLI
AUDIOLIBRI DI PB
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Sono nata
a Salerno nel 1979 e due sono le mie grandi
passioni: luna è scrivere
e laltra è crederci fortemente
mentre lo dico.
Perché se lo dici piano, che ti
piace scrivere, è meglio non dirlo
proprio.
A volte quando mi chiedono Che scrivi?
mi sembra di non scrivere niente. Anzi
di non saperlo proprio fare. Ma se resto
in silenzio, a pensarci, allora il linguaggio
diventa non a proposito delle cose,
ma delle cose e sulle cose, arrampicato
sulle cose, abbarbicato sulle cose, incrostato
di cose.
Belle le cose. Perché mentre ti
sembra di avvistarle da lontano e ti sforzi
di metterle a fuoco, son già dette,
ti si sparano in faccia nella loro veste
linguistica e tu resti a chiederti come
mai non le hai viste prima. Insomma, che
scrivo? Scrivo che vedo le cose e questo
mi sembra già un buon inizio.
Di professione sono insegnante di filosofia.
La filosofia dice che le cose ci sono.
La filosofia ha sofferto per dirlo, è
passata sotto le umiliazioni della ragione,
si è nascosta quando le è
sembrato stupido quel che diceva. Si è
suicidata quando qualcuno ha detto che
siamo figli del nichilismo. Oggi è
timida la filosofia ma non smette di dire
che ci sono, le cose. E quando scrivo
mi viene in mente la sua agonia ed il
suo martirio e mi sembra di doverle qualcosa.
Di dover dire parole sulle cose. Oggi
sto scrivendo una sceneggiatura per il
teatro, tratta da La Casa del Sonno di
Coe. È lennesima metamorfosi
della parola che oggi è divenuta
corpo. E il mio cammino per dire
cose.
Le mie letture preferite non esistono,
esiste quel che non mi piace. E quel che
non mi piace è la letteratura a
tutti costi. Se non abbiamo niente da
dire, è meglio non dire.
Nella mia libreria esistono tre antologie,
sono libretti leggeri che spesso non riesco
nemmeno a spolverare. Le pagine sono cosi
sottili che se vogliono sopravvivere in
mezzo ai libroni dei Grandi, devono barattare
luce e spazio anche con la polvere. Sono
gli unici racconti che sono riuscita a
pubblicare. Eppure quando li guardo mi
viene voglia di gridarlo, che scrivo.
Perché se lo dici piano è
meglio non dirlo proprio.
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