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Valeria Francese insegnante
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Note
bio/bibliografiche:
Sono nata a Salerno nel 1979 e due sono le mie grandi passioni: l’una è scrivere e l’altra è crederci fortemente mentre lo dico. Perché se lo dici piano, che ti piace scrivere, è meglio non dirlo proprio. A volte quando mi chiedono “Che scrivi?” mi sembra di non scrivere niente. Anzi di non saperlo proprio fare. Ma se resto in silenzio, a pensarci, allora il linguaggio diventa non “a proposito delle cose”, ma delle cose e sulle cose, arrampicato sulle cose, abbarbicato sulle cose, incrostato di cose. Belle le cose. Perché mentre ti sembra di avvistarle da lontano e ti sforzi di metterle a fuoco, son già dette, ti si sparano in faccia nella loro veste linguistica e tu resti a chiederti come mai non le hai viste prima. Insomma, che scrivo? Scrivo che vedo le cose e questo mi sembra già un buon inizio. Di professione sono insegnante di filosofia. La filosofia dice che le cose ci sono. La filosofia ha sofferto per dirlo, è passata sotto le umiliazioni della ragione, si è nascosta quando le è sembrato stupido quel che diceva. Si è suicidata quando qualcuno ha detto che siamo figli del nichilismo. Oggi è timida la filosofia ma non smette di dire che ci sono, le cose. E quando scrivo mi viene in mente la sua agonia ed il suo martirio e mi sembra di doverle qualcosa. Di dover dire parole sulle cose. Oggi sto scrivendo una sceneggiatura per il teatro, tratta da La Casa del Sonno di Coe. È l’ennesima metamorfosi della parola che oggi è divenuta corpo. E’ il mio cammino per dire cose. Le mie letture preferite non esistono, esiste quel che non mi piace. E quel che non mi piace è la letteratura a tutti costi. Se non abbiamo niente da dire, è meglio non dire. Nella mia libreria esistono tre antologie, sono libretti leggeri che spesso non riesco nemmeno a spolverare. Le pagine sono cosi sottili che se vogliono sopravvivere in mezzo ai libroni dei Grandi, devono barattare luce e spazio anche con la polvere. Sono gli unici racconti che sono riuscita a pubblicare. Eppure quando li guardo mi viene voglia di gridarlo, che scrivo. Perché se lo dici piano è meglio non dirlo proprio. |
Materiale
pubblicato su PB da Valeria Francese :
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dal 10/04/2008
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