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Anno
2007-
ARPANET
Prezzo €
15-
256pp.
(collana Concepts) ISBN
9788874260423
Una recensione
diCarlo Santulli
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Votanti:
382 Media
80.34%
Da “Il profumo” di Patrick Süskind in giù, la letteratura riscopre la presenza olfattiva, il mondo dell'odorato insieme agli altri piaceri che la lettura può dare, l'odore ha una connotazione geografica, nel senso che neanche i bagliori ed i barlumi di un fantasma o di una sua velata eppure vistosa apparizione possono legittimamente dichiararsi al di fuori da un'idea di localizzazione. L'assonanza sillabica, ma anche sintattica, spiovendo da un concetto poco chiaro in un odore che lo definisce, a volte con immediatezza, altre volte con persino sfacciata evidenza, può avvolgerci, ma anche ispirarci fino alla necessità di scandire le parole ed i sentimenti per farli davvero nostri, per farli risplendere sul nostro piano di intima resistenza (ma descrittiva) alla vita ed alle sue parole ostinate e nello stesso tempo incantevoli. Così è in “Concepts. Profumo”, dove gli scrittori si sono lasciati irretire dall'odorato, in certo senso, ma d'altro canto hanno cercato, come dicevo sopra, di riaffermare la loro personalità sulle esigenze dei fatti dell'esistenza. C'è un verme che diviene uomo, una favola col fango e nel fango che porta il verme Gaston ad avere occhi felici e taglienti. Come il caffè si personifica tra Montmartre e Pigalle, il whisky si infonde nella vita scozzese ad inerpicarsi tra le strofe della propria stessa maturazione, che è sempre ciclo di esistenza. Le pinete non disertate ed il loro odore trascinato nella comune routine di tutto l'anno, come da un'estate interminata, ma non sbiadente. Il fascino ed il panico dell'indefinibile, ma lucidissimo odore di chiesa, particella rovesciata dell'odor di palcoscenico, volto al divino come quell'altro è al profano, coi teschi che si affacciano e danno ragione della propria vita, tanto più fittizia quanto più tenace, simili ad una vecchia e triste poesia di Lorenzo Stecchetti. La ninfa proibita tra gli abeti senza tempo dell'odore della notte, che riporta la tenerezza (perché nessuno può negare la notte abbia anch'essa un odore, anche qui geograficamente connotato e collocato). Dall'odore si traduce e si rende vera, autentica, l'esigenza di un corpo che possa alloggiare questa sensazione, che forse addirittura possa risollevarla dalla sua natura effimera, puntiforme. Il profumo, ancora una volta si fa letteratura, letteratura come rappresentazione di sentimenti, letteratura come validazione di azioni compiute, ma anche, e forse in modo determinante, come impudico desiderio di oltrepassare il proprio limite, fino alla consapevolezza di una lucida e controllata pazzia. Soltanto con una coscienza del genere, soltanto in apparenza velata, ma in realtà soltanto rasserenata da qualche dubbio metodico, sembra lecito passare dall'odore-profumo all'odore-concetto, dalla gastronomia alla filosofia passando per la sensazione, fino alla chiarissima presenza dell'arte, che sia un semplice scorrere di pastelli sul foglio oppure una scultura neoclassica. Un esperimento interessante, non mancante di zone d'ombra, specie dove si cede ad un certo gusto ancora di moda per un orrore troppo caricato e gratuito (ma ogni epoca ha le sue mode, e bisogna forse rassegnarsi, o almeno accettarlo), tuttavia indicativo di una certa possibilità di meta-letteratura, che potrebbe senza dubbio trovare applicazioni suggestive ed interesse anche presso lettori esigenti.
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