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Andrea Villani non è un giovane scrittore, lui è un po’ come me, classe 1960, temperamento inquieto da giramondo, forse è pure sagittario, non lo so, dovrei chiederglielo alla prima occasione. Non è giovane ma sa scrivere, usa un italiano colto e raffinato, costruisce periodi eleganti, fa un lavoro di ricerca interessante e organizza una trama misteriosa e intrigante. Malvasia tropicale non è un giallo e nemmeno un noir (per fortuna!), pure se un editore intelligente lo venderebbe così tanto per sfruttare la moda del momento. Villani costruisce un romanzo che ha per tema soprattutto il viaggio come archetipo letterario, la fuga dal mondo civile e la scoperta dell’ignoto vissuta come scoperta di se stessi. Non solo. Il romanzo ci racconta pagina dopo pagina i gusti letterari di Villani, che non sono roba da poco, mica cita Tiziano Scarpa e Alberto Bevilacqua… Il disprezzo di Moravia la fa da padrone, un favoloso romanzo che ho letto e amato a diciotto anni (pure se delle delusioni amorose a quel tempo ne sapevo poco). Il disprezzo ti si attacca alla pelle, ti si appiccica addosso, quando finisce un amore, dice più volte l’autore rubando a Moravia un’espressione indimenticabile. Troviamo citati anche Kerouac e la beat generation, Miller, Garcia Marquez, Hemingway di Fiesta, Kafka, Montale, mica gli scrittori del niente di cui sono piene le librerie italiane e le pagine culturali dei nostri recensori velinari… E soprattutto c’è la Costa Rica, un favoloso paese tropicale dove tutto pare possibile, anche rinascere a nuova vita dopo un fallimento amoroso e dopo la fine di un sogno impossibile. Mi sono immedesimato in questa storia dalla prima all’ultima pagina, perché il racconto di Villani mi pare di averlo vissuto in prima persona, solo che la mia meta non era Costa Rica, ma Cuba. Cambia poco. La musica è simile, la gente pure, la birra ghiacciata si chiama Imperial invece di Cristal o Bucanero, ma la sostanza resta la stessa. Il protagonista di Villani è un italiano alla ricerca di qualcosa che in Europa abbiamo perduto, un uomo sconfitto che vuole risorgere e lavarsi l’anima dal disprezzo. I caraibi sono il luogo migliore per ricaricare le pile e il nostro personaggio si troverà coinvolto anche in un incredibile omicidio, ma alla fine ne verrà fuori.
Andrea Villani racconta la paura di vivere di un uomo sconfitto, ne fa un eroe di una storia credibile che a tratti sembra pure autobiografica e affascina il lettore con descrizioni tropicali catturate in presa diretta.
Poco più di cento pagine che volano via con una leggerezza incredibile.
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