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Diario di Classe
di Emanuele Marfisi
Pubblicato su SITO


Anno 2010- Discanti
Prezzo € 14,00- 208pp.
ISBN 9788895432083

Una recensione di Cinzia Baldini
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 Diario di Classe

“Diario di Classe” non è solo, come verrebbe da pensare leggendo il titolo del libro, il racconto puntuale di singoli episodi che in qualche modo hanno segnato le tappe della carriera scolastica e della giovane vita di Michele, un alunno che frequenta la quinta classe di una scuola elementare di un affollato quartiere popolare della provincia italiana, ma è una fonte circostanziata di notizie, appunti, riflessioni, panoramiche esistenziali e scorci sociali che Emanuele Marfisi, l’autore, ci regala, nel suo romanzo d’esordio, dopo averle sapientemente amalgamate in un suggestivo racconto come un consumato “veterano” della narrativa. “Diario di Classe” è un vero e proprio viaggio fisico e psicologico, le cui tappe reali o immaginarie che siano ci riportano, con fotografica precisione, a ritroso nel tempo in un passato quasi dimenticato e nella più quotidiana attualità. Episodi significativi di avvenimenti o fatti locali vengono annotati dalla fervida mente del ragazzino, rielaborati e metabolizzati dalla sua personalità in pieno fermento formativo e quindi presentati al lettore in maniera semplice ma decisamente accattivante. Le vicende sociali, politiche, familiari di un gruppo di famiglie residenti nel complesso popolare del “palazzo Rosso” di Arcella ad Imola, sono portate con garbo e decisione all’attenzione del lettore tanto da farlo entrare in quella esatta dimensione spazio/temporale così diversa da quella contemporanea. Un diario che, da vicende personali, si amplia fino ad assumere le caratteristiche di un quaderno che narra eventi, sensazioni, emozioni, collettive. Nell’alunno-protagonista Michele Marchesi, infatti, si possono identificare tutti coloro che erano bambini negli anni 80 del secolo scorso. In contrasto, ma per sequenza logica, a quel periodo, “Diario di Classe” fornisce anche un perfetto spaccato di quella che è la società e la scuola attuale, infatti, l’autore Emanuele Marfisi che nella vita reale è un maestro di scuola elementare ha saputo trasferire nel libro, in maniera sintetica ed efficace, la sua esperienza lavorativa e il suo delicatissimo e importante ruolo di educatore, di colui che dovrà “aprire” le menti ai cittadini di domani. “… Numero 775, Marchesi Michele. Ripeto: numero 775, Marchesi Michele. È presente in sala?”. Proprio da qui, da un appello in provveditorato per l’assegnazione di una cattedra temporanea, inizia l’avventura del maestro precario Marchesi Michele che per associazione di idee rimanda il lettore a qualche capitolo prima, ad un altro appello un po’ più sfortunato: quello del primo giorno dell’ultimo anno scolastico delle elementari dell’alunno Marchesi Michele, iniziato con una lunga filippica di rimprovero del nuovo insegnante. Così scorrendo parallele, le due vicende, del bambino e dell’adulto Michele, integrandosi e alimentandosi l’un l’altra, offrono al lettore delle piccole perle di narrativa come ad esempio la figura rigida e intransigente, per molti versi ridicola tanto da diventare patetica, del Maestro Gamberoni che si trova a dover fare i conti con le mutate condizioni storiche e sociali in cui ha sempre vissuto, ma essendo incapace di adeguarsi ai tempi che cambiano il suo personaggio viene sottolineato con la matita blu dell’autore che, trasportato dall’ispirazione, lo trasforma in un personaggio quasi grottesco, ossessionato dalla politica e stregato dal “profeta” Betino Cracci, lo statista in auge in quel momento. Non di minor valore narrativo, la splendida figura bonaria e bizzarra di nonno Palmiro che: “…Aveva fretta di recarsi alla Bocciofila. Quella tra il nonno e la Bocciofila era una specie di attrazione fatale. Un “maledetto covo di comunisti” era diventato la sua seconda casa, che avrebbe frequentato fino agli ultimi giorni della sua vita. Per uno dei fondatori della sezione imolese del Movimento sociale italiano era una soluzio¬ne perlomeno singolare”. L’anziano, prezioso punto di riferimento per l’imberbe Michele, come nella migliore tradizione del nostro paese, assume il ruolo di guida morale ed esempio da seguire. Pertanto proprio nonno Palmiro lo introdurrà nel mondo della “Bocciofila”, che agli occhi del giovane è come il paese delle meraviglie, il luogo dello svago, del passatempo, dell’aggregazione sociale dove i ragazzi andavano a scuola di vita. Qui infatti imparavano a giocare a carte e apprendevano, dalle bocche degli anziani, per tradizione orale, i primi rudimenti sul sesso, le bestemmie e quant’altro poteva servire, secondo la coscienza dell’epoca, a diventare uomini. Indovinata e simpatica anche la figura di Porca Madoska il bidello simbolo della scuola elementare Cappuccini caposaldo per l’alunno prima e, venticinque anni dopo, per il maestro Michele Marchesi. L’uomo forte di un’annosa esperienza e con la sua “saggezza popolare” fornisce consigli, lumi e chiarimenti all’affannato e inesperto docente, sempre in lotta con la burocrazia ed in difficoltà nel rapporto con i genitori dei giovani allievi, spesso suoi ex compagni di scuola. E da ultime, ma solo nell’elencazione, le figure dei suoi alunni che nella loro innocenza e smania di conoscenza sono del tutto simili a quelli di ieri, divergono invece per le aspirazioni, per il contenuto dei sogni, per il modo con cui si pongono e affrontano le problematiche sociali e culturali proposte dalla società di oggi e sconosciute agli inizi degli anni 1980, come ad esempio il razzismo, la diffidenza verso i diversi, i preconcetti nei confronti degli stranieri, la xenofobia. Il linguaggio chiaro, scorrevole, a volte ironico, altre nostalgico accompagna gli episodi narrati, tratteggia gli ambienti, marca i volti dei personaggi, li fa uscire dal romanzo e li trasforma in esseri reali, molto più vicini a noi di quanto si possa immaginare. Il libro “Diario di Classe” di Emanuele Marfisi con i suoi intelligenti e molteplici spunti di riflessione è fruibile, anzi consigliabile, ad un pubblico eterogeneo e di qualsiasi età.


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