GLI
AUDIOLIBRI DI PB
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È un commento che sento di dover fare subito, appena terminata la lettura altrimenti so che non lo farei più… rimarrei a fissare il libro appena chiuso e tornerei ancora a riaprirlo e a rileggere uno, due, dieci volte questi Frammenti intensi e per molti versi sconvolgenti, di vita vissuta. Intensi perché in ognuno di essi è racchiusa un’esistenza e sconvolgenti perché come dice l’autrice sono episodi realmente accaduti e che lei con una sensibilità non comune ha fermato nelle pagine del suo libro.
Non c’è un racconto più bello dell’altro, non c’è un racconto più dolce o malinconico dell’altro, sono tutti racconti forti e pieni di emozioni, ma non delle solite emozioni a cui ormai sono stata abituata dalla lettura di lavori contemporanei, le emozioni che l’autrice mi ha fatto provare sono emozioni vere, di madre, di moglie, di figlia e soprattutto di donna. Ci sono la rabbia e lo sdegno che mi ha procurato la lettura della storia di Tita, c’è la sensazione di impotenza e di disperazione nell’Ultima Lettera, c’è l’intensa commozione che ho provato leggendo Buono come il pane!, o l’odio profondo che mi ha ispirato Vite distrutte, per non parlare dell’immensa pena del Paradiso dei perdenti. È stato un susseguirsi di stati d’animo contrastanti, di sensazioni avvolgenti, vorticose e vigorose che mi afferravano ad ogni racconto e che accumulandosi, alla fine della lettura, mi hanno lasciata come ubriaca, stordita, spossata e con tanta voglia di riflettere su quello che avevo letto. Spesso, infatti, la mia coscienza, come quella di tanti altri, preferisce ignorare, delegare, non affrontare facendo finta che non esistano o deviare in tutt’altra direzione quei discorsi o quelle problematiche che ci rendono reietti e ultimi tra gli esseri viventi.
L’ultimo racconto: Diario di una mamma, è quello in cui l’autrice racconta l’esperienza della nascita della figlia e le parole da lei usate per descrivere le fasi della gestazione e del parto sono bellissime e accarezzano il cuore proprio come lei ha carezzato la testolina della sua bimba appena nata. Tutto il brano è un inno all’amore materno e alla speranza, le parole volano leggere come in una melodia dolcissima, quasi una ninna nanna. L’augurio che la mamma invia alla sua creatura che si è affacciata alla vita e che già così duramente la sta mettendo alla prova, con dei versi sgorgati direttamente dal cuore, è quello di vivere una vita serena, piena di amore e di felicità e questo è l’augurio a cui mi unisco stringendo al petto questi Frammenti al Femminile.
La lettura del libro passo dopo passo, di storia in storia, avanza scorrevole. I racconti si dipanano chiari sotto gli occhi del lettore mentre i vocaboli usati, gli aggettivi, i verbi scelti con cura rendono ancora più preziosi questi frammenti di vita che intrisi di profonda e vulnerabile umanità mi sono scesi nell’anima e credo che lì rimarranno a lungo o forse non se ne andranno più via…
Complimenti Karina e grazie infinite per questo piccolo, grande capolavoro che hai lasciato alla nostra lettura, ma ancora di più mi sento di doverti ringraziare perché senza atteggiarti a maestra, ma con modestia e immensa saggezza mi hai dato una grande lezione di vita.
Karina Andrea Olivera è nata a Montevideo, Uruguay, nel 1972. Come culla ha avuto l’oceano e per ninnananna il vento. La sua infanzia è un ricordo splendido, che custodisce nel cuore. Quegli anni meravigliosi hanno fatto di lei quella che oggi è diventata.
Ha viaggiato molto e nel sud America ha avuto modo di riscoprirsi sempre di più, imparando a conoscersi e ad apprezzarsi.
Ama tutto ciò che è natura, arte, musica.
Ha cominciato a dipingere all’età di cinque anni e a suonare la chitarra all’età di sei. I libri? Quelli sono arrivati in prima elementare ed erano in lingua italiana. I suoi genitori si appre-stavano a lasciare quella terra “caliente” per un viaggio senza ritorno che l’avrebbe condotta in Italia. Qui si è follemente innamorata della lingua italiana ed è grazie ad un’insegnante d’italiano e al suo amore per la Letteratura che ha scoperto la passione di scrivere.
Da quell’anno in prima media ha cominciato a riempire diari e quaderni con mille emozioni, con racconti e poesie e a divorare le opere dei poeti italiani e stranieri, alternando la sua conoscenza dei classici alla pittura che non ha mai abbandona-to. Poi una pausa dovuta agli studi commerciali, scelti più per bisogno che per passione. Finito il liceo ha ricominciato a scrivere e si è dedicata a racconti sugli animali, i quali occupano una parte importantissima nella sua vita.
“Uno dopo l’altro nella mia vita” è stato il suo primo libro, ma non è mai diventato veramente un libro: è ancora là, nel cassetto che aspetta. Dopo un anno di Università “Lingue e culture per l’editoria” a Verona, ha dovuto abbandonare il suo sogno di diventare traduttrice di libri. Oggi non ha rimorsi, è stata una sua scelta, ha preferito la famiglia. Suo padre non stava bene e lei poteva stare al suo fianco!
È felicemente sposata con Paolo e dal loro amore è nata la sua opera più bella, il suo capolavoro: Natalie Rose... la sua luce.
Negli ultimi anni collabora con alcune Riviste Letterarie. Alcuni suoi racconti, poesie e recensioni sono pubblicati sui siti: Inchiostro, Il Salotto degli Autori (socio autore), Progetto Babele (collaboratrice), Penna d’oca, Domist net (collaboratrice settore valutazioni), Delirio. net, Kult Underground, Kult Virtual Press, Raccontare.com, Salotto Letterario, e Càtrame (collaboratrice).
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