Primo libro di Cooper che leggo. Il suo romanzo d'esordio: “La biblioteca dei morti” ha ricevuto recensioni memorabili.
Non avendo modo di fare paragoni, forse la mia sarà una recensione più imparzaiale di altre che ho letto in rete e che danno questo romanzo come un poco deludente rispetto a quello che lo ha preceduto.
Personalmente mi è piaciuto. È un giallo ambientato in ben tre epoche diverse, con risvolti fantascientifici.
L’autore è laureato in archeologia, e si nota nell’accuratezza con cui descrive le premesse storiche. Premesse dalle quali nasce il romanzo d’invenzione, che si apre a ventaglio.
In epoca contemporanea, dopo un incendio in una abbazia, viene ritrovato un manoscritto redatto nel 1307.
Luc Simard è un archeologo e viene coinvolto in questo ritrovamento che è solo la punta dell’iceberg. Dai disegni e dalla mappa allegate al manoscritto, si risale a una grotta decorata in tempi preistorici con dipinti eccezionali.
Viene istituito un campo per la ricerca, ma pare che agli abitanti del posto ciò non faccia piacere. Cominciano ad avvenire strani incidenti mortali, fino al completo sterminio di tutti i componenti della squadra di ricerca.
E' evidente che Luc e la sua amica e collega Sara sono in serio pericolo. La loro scoperta non si limita al ritrovamento di una delle più antiche, grandi e favolose grotte del periodo preistorico. C’è ben altro, un segreto senza tempo che qualcuno è disposto a tutto (ma proprio a tutto) per far sì che resti tale.
Il libro è un continuo crescendo di colpi di scena ed, alla fine, Luc e Sara dovranno scendere a patti col loro misterioso nemico per salvare la loro ricerca e le loro vite.
Dice Antonio D’Orrico: “Appare sempre più evidente che il nuovo millennio ha un cuore macabro. Glenn Cooper lo ha intuito prima e meglio di tutti. E sa raccontarcelo”.