“Sei arrivato, finalmente.
Vieni, accomodati.
Lo sai che qui sei sempre il benvenuto.
Dai, parliamo un po’ io e te.
Parliamo dell’orrore.”
Fabio Monteduro
Conosco Fabio Monteduro ormai da diversi anni, dal tempo dei primi racconti pubblicati su Progetto Babele, e mi fa piacere pensare di essere stato testimone della sua evoluzione artistica, evoluzione che considero molto interessante. Crescere, migliorare, cambiare, per uno scrittore (ma non solo) è fondamentale, certo, ma anche molto faticoso. Però Fabio non è uno a cui il duro lavoro faccia paura. Anzi! Non teme di sperimentare – e provare, e riprovare - ed ha la modestia (e l’intelligenza) che servono per prendere nota dei consigli, delle osservazioni e delle correzioni.
Il risultato della sua ultima fatica, “Anima Nera”, è un romanzo per molti versi sorprendente che, pur rielaborando alcuni degli elementi già sviluppati nei primi due lavori pubblicati (So chi sei e Avamposto dell'inferno) si presenta da subito come un prodotto estremamente professionale e maturo.
Gli elementi iniziali sono abbastanza classici: un’eredità inattesa, la scoperta che una persona apparentemente famigliare nasconde più di quel che sembra, una catena di indizi (intelligentemente) nascosti; ma trama e svolgimento, sia dal punto di vista tecnico - con un inizio “in medias res” e l’uso molto intelligente del flash-back nella parte iniziale - che da quello narrativo, sono decisamente originali ed interessanti. Proprio questa originalità, accompagnata da una trama ottimamente strutturata e supportata da un interessante lavoro di ricerca, è il punto forte del romanzo. E non è cosa da poco, se si considera che l’originalità, nel campo – inflazionato – del thriller soprannaturale, è uno dei risultati più difficili da conseguire.
Buona, anzi, ottima, l’analisi della psicologia del protagonista, che risulta decisamente credibile e fortemente “tridimensionale”. Ed anche in questo caso, Monteduro sembra aver fatto propria con estrema naturalezza la lezione di quello che resta il suo modello di riferimento, ed ovviamente mi riferisco a Stephen King, adattandola però senza incongruenze e dissonanze all’ambientazione assolutamente italiana della storia. Robusta la caratterizzazione dei personaggi di contorno, che svolgono senza esitazioni il loro ruolo di supporto
alla storia. Buoni i dialoghi, che sono troppo spesso il punto debole dei nostri giovani autori... ma qui va detto chiaramente che Monteduro, pur essendo anagraficamente giovane, non può più essere considerato tanto un esordiente quanto un promettente... semiprofessionista della scrittura. Ottima la leggibilità che, grazie ad uno stile chiaro, secco ed essenziale ed all’intelligente e progressivo dosaggio delle informazioni e degli enigmi (chi legge si rende conto – come nei migliori gialli che gli indizi erano lì e che avrebbe potuto trovare lui stesso la risposta, ma i personaggi lo precedono sempre di un passo), cattura il lettore e lo obbliga a voltare ancora una pagina per vedere “come andrà a finire”.
Insomma, decisamente un romanzo consigliato agli amanti del genere ed una piacevole lettura estiva! Serve altro?
- Hai presente quei film dell’orrore, dove il protagonista va nella
casa stregata, nel cimitero o dove sa che ci sarà qualcosa di terribile ad
attenderlo, sempre di notte? – fece Eleonora.
- Sì, e noi diciamo sempre: stupido, perché di notte? – le rispose Antonio.
Andreas fece una risata, suono quanto mai fuori luogo in quella
foresta buia, davanti a quella casa dall’aria sinistra.
- Certe cose non puoi farle di giorno – disse Sara e la gravità del
tono con cui parlò, mi fece venire i brividi.
(Fabio Monteduro)