“Non accontentarti dell’orizzonte… cerca l’infinito” e proprio come auspica l’aforisma di Jim Morison, l’affermata poetessa Michela Zanarella non si ferma a contemplare solo l’orizzonte ma spazia verso l’infinito attraverso uno studio interiore che, pur tendendo naturalmente verso il futuro, non trascura il presente né dimentica il passato, che dall’io si propaga al noi, che dalla sfera spirituale tracima in quella razionale e si concretizza ne L’ESTETICA DELL’OLTRE, la sua ultima fatica letteraria.
Un’approfondita e meditata analisi, dicevo, alla ricerca di quell’”oltre” interno ed esterno a lei, quell’”oltre” esaltato, moderato, mortificato o incalzato dall’estetica intesa sia positivamente come armonia, grazia, bellezza ma anche, nella sua opposta accezione, quale disarmonia, bruttezza, stortura o anomalia.
Una ESTETICA DELL’OLTRE con un suo fine ben preciso e con una meta a cui giungere dopo un intenso percorso di maturazione interiore con un’ispirazione viva e palpitante che si pone al di là del comune sentire e al di là da delle opinioni generalmente enunciate dall’inconsistente società attuale.
L’”oltre” da ricercare, come ci dimostra la Zanarella, può essere un oltre ideale come raccontato in “Prima di chiedere alla luna” o sentimentale -inteso nell’accezione più ampia del termine sentimento- quale si presenta leggendo “Tu che sei l’orma” che la poetessa dedica al padre. Un “oltre” nostalgico come in “Ciò che resta del grano” ma anche leggendario quale in “Cerco le mie ali” in cui la Zanarella, ripropone, liricamente cantato, il mito di Icaro. Un “oltre” di impegno civile come trasuda da “Non dimentichiamo” o morale in “Farsi uomini”, oppure pratico e quotidiano come si arguisce da “E la metropoli”.
In questo esame a tutto tondo non difetta nemmeno un “oltre” animalista in “Timpano felino”, uno educativo “Sotto il cielo di Gaza”, quello poetico di “In sillabe e colori” dedicato alla Merini o intellettuale come “L’amore alle parole” rivolto a Pier Paolo Pasolini e un ”oltre” religioso: “Il senso di una croce”, in cui la poetessa coglie la precarietà dell’umana esistenza ma non se ne lascia scoraggiare proprio perché la sua ricerca dell’”oltre” è sorretta, anche, da un’incrollabile fede.
Difficile la scelta per un saggio significativo. Mi lascio guidare dall’immenso amore che nutro per l’indomito elemento naturale preso a soggetto per la lirica…
Questo mare
ad appoggiare l'azzurro
sul non rumore
di scoglio,
come un groviglio di sale
a godere la vita
nel ritrovarsi schiuma:
infinito che s'addensa.
(“Questo mare”)
Una silloge poetica di alto spessore culturale, una raccolta di liriche composte con un linguaggio raffinato, delicatamente incisivo e pregno di sentimento. Una melodia di note che in un crescendo di ritmo e armonia si trasforma in una sinfonia di classica avvenenza. Questo a mio avviso è quanto racchiuso nel volume L’ESTETICA DELL’OLTRE di Michela Zanarella.